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LE OPERE

Di seguito vengono proposte, in anteprima, alcune opere esposte alla mostra "Una Collezione Noventana" che si terrà dal 6 al 28 ottobre 2018 presso la sala espositiva di villa Barbarigo a Noventa Vicentina.

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La seguente panoramica mostra un'opera rappresentativa per ogni corrente artistica presente nella Collezione. "Una Collezione Noventana" conta ben 90 opere di 70 artisti che insieme descrivono la storia dell’arte degli ultimi settant’anni.

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Carla Accardi
Rosso Viola, 1989
acrilico su carta intelata, cm. 28,5x38

ASTRATTISMO

L'Astrattismo è un'avanguardia artistica nata nei primi anni del XX secolo.

Il termine indica quelle opere pittoriche e scultoree che esulano dalla rappresentazione oggettiva della vita reale. Dalla fine del XIX secolo molti artisti sentirono il bisogno di creare un nuovo tipo di arte che includa i cambiamenti fondamentali che stavano avvenendo nella tecnologia, nelle scienze e nella filosofia. L'astrattismo vero e proprio deve intendersi come armonia distaccata da qualsiasi riproduzione del vero.

Si chiama anche arte non figurativa o “pura”.

I primi esperimenti risalgono agli inizi del Novecento: nel 1910 il russo Kandinskij compose il primo acquerello astratto.

In Italia vi fu dapprima l'esperienza parigina di Alberto Magnelli che raggiunse grande notorietà con composizioni propriamente astratte sin dal 1915, influenzate dalla conoscenza diretta che ebbe con i capiscuola dell'astrattismo.

Come movimento collettivo fiorì negli anni Trenta e nel secondo dopoguerra.

L'ARTE INFORMALE

L'arte informale è una corrente artistico-pittorica del secondo dopoguerra caratterizzata dal rifiuto di qualsiasi forma, figurativa o astratta, costruita secondo canoni razionali, rapportabili alla tradizione culturale precedente. A seguito delle enormi devastazioni e sofferenze portate dalla seconda guerra mondiale, la pittura diventa informale e si sottrae al figurativo, alla geometria e al rigore matematico che caratterizzano l'astrattismo. Gli artisti, per far fronte a questa nuova urgenza comunicativa, utilizzano i materiali più disparati e il gesto diretto sulla superficie.
Il termine informale fu coniato in Francia negli anni Cinquanta per indicare la tendenza verso un nuovo modo di creare immagini senza il ricorso alle forme riconoscibili, precedentemente usate, come il Cubismo e l'Espressionismo, con il rifiuto della forma come principio ispiratore.

Agli intrinseci valori espressivi dei materiali si rivolgono alcuni artisti informali europei: tra essi emergono soprattutto il francese Jean Dubuffet, lo spagnolo Antoni Tápies e l’italiano Alberto Burri (1915-1995), che ricorre a materiali poveri, come legni bruciati, vecchi sacchi di juta, lamiere e plastica.

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Rodolfo Aricò

Suite lirica, 2000

acrilico su tela e pannello ligneo, cm 97 x 52

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Tano Festa
Finestra, 1986/1987
acrilico su tela e legno, cm. 100x70

POP ART

L’espressione Pop Art (dall’inglese, Popular Culture) fu introdotta per la prima volta dagli studiosi inglesi nel 1956 e fu definitivamente adottata nel 1961 per indicare quell'insieme di esperienze figurative ispirate all'universo tecnologico e alla cultura popolare urbana.
Quasi contemporaneamente la poetica pop si sviluppò anche negli Stati Uniti all’inizio degli anni Sessanta, mirando alla neutralità dell’oggetto d’uso quotidiano e della realtà urbana (l’automobile, i prodotti di consumo, i personaggi famosi). Tra tutti ricordiamo l’artista Andy Warhol.
Esplose alla Biennale di Venezia nel 1964 provocando la reazione sdegnata dell’opinione pubblica. In italia nacque nel 1960 a Roma, dove fu chiamata Scuola di Piazza del Popolo con gli artisti Angeli, Fioroni, Festa, Schifano, con Pozzati a Bologna, Del Pezzo e Lodola a Milano.

FRONTE NUOVO DELLE ARTI

A partire dal 1945, alla fine della guerra, i pittori italiani poterono finalmente ripristinare i rapporti di confronto con i colleghi europei e aspirare all'apertura dell'arte italiana alle esperienze d'avanguardia d'oltralpe.
Per l’azione di alcuni critici, tra cui Giuseppe Marchiori, prende vita, nell'ottobre del 1946 , il Fronte Nuovo delle Arti. Esso fu attivo a Venezia, Roma e Milano e coinvolse gli artisti Renato Birolli, Bruno Cassinari, Renato Guttuso, Carlo Levi, Leoncillo, Ennio Morlotti, Armando Pizzinato, Giuseppe Santomaso, Emilio Vedova, Alberto Viani.
Nella loro produzione traspare un aggressivo desiderio di rinnovo globale, di pari passo con un serio impegno sociale e politico. Nel 1948 il Fronte Nuovo partecipa alla Biennale di Venezia, la prima del dopoguerra; mentre alla successiva Biennale del 1950 il gruppo si presenta scisso in due anime che andranno a costituire, di lì a poco, il Gruppo degli Otto (dichiaratosi indipendente da ogni condizionamento
ideologico) e il Movimento Realista (che con Guttuso aderì, invece, all'estetica del PCI).

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Armando Pizzinato
Composizione, 1984
olio su tela, cm. 40x30

TRANSAVANGUARDIA

La Transavanguardia è un movimento artistico italiano nato verso la seconda metà degli anni Settanta del XX secolo su progetto del critico Achille Bonito Oliva (a cui si deve il neologismo stesso), sulla scia della crisi economica che caratterizzò questo decennio e che ridimensionò l'ottimismo produttivo e culturale dell'Italia.


La Transavanguardia proponeva un ritorno alla manualità, alla gioia e ai colori forti della pittura dopo alcuni anni di dominazione dell'arte concettuale. Il movimento, teorizzato e sistematizzato dal critico Achille Bonito Oliva, è considerato un movimento del tutto italiano, scarsamente riconosciuto all'estero.
Vide protagonisti un quintetto di artisti: Sandro Chia, Enzo Cucchi, Francesco Clemente, Nicola De Maria e Mimmo Paladino, ai quali poi si aggiunse Mimmo Germanà. Venne consacrato alla Biennale di Venezia del 1980.

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Mimmo Germanà
Senza titolo, 1991
scultura in bronzo policromo esemplare unico 1/4

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Piero Pizzi Cannella
L’argento dei tuoi capelli, 1995/97
olio su tela, cm. 80x55

GRUPPO DI SAN LORENZO

Gruppo di San Lorenzo (detto anche Nuova Scuola Romana), ovvero il “gruppo-non gruppo” composto da Ceccobelli, Dessì, Gallo, Nunzio, Pizzi Cannella e Tirelli, rappresenta per ruolo e importanza, accanto all’Arte Povera e alla Transvanguardia, la terza protagonista dell’arte contemporanea italiana.
Da quel lontano 1984, anno in cui Achille Bonito Oliva curò “Atelier”, la grande mostra che “coglieva” questi artisti nei propri studi, situati dalla fine degli anni ’70 nell’ormai storico Ex Pastificio Cerere di Via degli Ausoni, nessun’altra iniziativa espositiva è stata loro dedicata a Roma.
Negli ultimi anni, tuttavia, le numerose mostre di questa singolare “squadra” con i relativi cataloghi, il crescente interesse del mercato e dei musei hanno reso maturi i tempi per una rivalutazione storica dei tratti aggreganti, nonostante l’individualismo estremo di ciascuno dei suoi componenti e la diversità dei singoli e ormai quasi trentennali percorsi.

NUOVI NUOVI

Nuovi Nuovi è un movimento artistico italiano così denominato in occasione di una mostra curata dal critico d'arte Renato Barilli (con Francesca Alinovi e Roberto Daolio) presso la Galleria d'Arte Moderna di Bologna nella primavera del 1980.
Vi parteciparono, tra gli altri, gli artisti Marcello Jori, Luigi Mainolfi, Giuseppe Maraniello, Luigi Ontani e Salvo (Salvatore Mangione).
Il battesimo ufficiale del gruppo fu quasi contemporaneo alla nascita della Transavanguardia, dell'Anacronismo e dei Nuovi Selvaggi tedeschi, tutti nell'ambito del Postmodernismo.
Mentre i tedeschi e, in misura variabile, la Transavanguardia, optarono per una sorta di neoespressionismo, i Nuovi Nuovi erano in maggiore sintonia con modalità artistiche allora in voga che utilizzavano il kitsch e la decorazione, attenendosi però a una maggiore sobrietà formale, emotivamente controllata e stilizzata. Fu da loro utilizzata anche la “citazione” di opere e linguaggi del passato senza distinzioni cronologiche.

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Giuseppe Maraniello
Koan, 1995
tecnica mista su pannello e scultura in bronzo, cm. 74x24,5x7

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Edmondo Bacci
Fabbrica, 1952 ca.
tempera su tela, cm. 49x30

SPAZIALISMO A VENEZIA

Lo Spazialismo è un movimento pittorico ideato da Lucio Fontana nel 1946 a Buenos Aires, in Argentina, che esprime l’ urgenza di un superamento dell'arte come sino ad allora concepita e ormai "stagnante", inserendo le dimensioni del tempo e dello spazio.
Si diffuse anche a Venezia con gli artisti Guidi, Deluigi, Vianello, Bruna Gasparini, De Toffoli che si raggrupparono nella Galleria del Cavallino di Carlo Cardazzo.

 

Successivamente si uniranno i giovani Rampin, Tancredi, Licata e Finzi.

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I pittori spazialisti non hanno come priorità l'immagine pittorica in sé, ma vogliono affrontare il problema della percezione onnicomprensiva dello Spazio inteso come summa delle categorie assolute di Tempo, Direzione, Suono, Luce. Tali forze troveranno lo sfogo definitivo nel rivoluzionario gesto di Fontana, che, bucando e tagliando la superficie del quadro, fece il passo finale di distacco dalla "vecchia" arte.

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Riccardo Licata
Senza titolo, 1972

tempera su tela, cm. 33x19

SCRITTURA-PITTURA

Pittura e scrittura, nel corso dei secoli, si sono spesso confrontate e interrogate a vicenda, pur mantenendo ciascuna la propria autonomia: pennelli e colori da una parte, penna e parole dall’altra. Nel corso del ‘900, invece, si sono spesso mescolate e sovrapposte, raddoppiando il fascino del messaggio oppure invertendone l’aspetto formale.

A volte la pittura attinge a linguaggi e civiltà lontane e dimenticate (micenea, cinese, australiana, medievale), come nel caso di Costa, Hsiao Chin, Pozza e Rossi, altre volte crea nuovi alfabeti come quello elementare di Griffa, altre ancora aggiunge alla pittura scritte misteriose e indecifrabili come in Arcangelo, Licata e Caccioni. Così segni differenti iniziano a dialogare fra loro, in una sorta di codice composto da simboli e tratti grafici arcani.

Spesso lettere immaginarie si traducono in una “scrittura grafico-pittorica” che diventa elemento caratterizzante dell’artista.

IL RITRATTO UMANO

Il Ritratto umano è in generale la rappresentazione di una persona secondo le sue reali fattezze e sembianze:
si riferisce propriamente a un'opera artistica realizzata nell'ambito della pittura, della scultura, del disegno e della fotografia.
Il ritratto non è mai una vera riproduzione meccanica delle fattezze, come lo è invece una maschera di cera modellata su un volto o una qualsiasi impressione fotografica, ma vi entra in gioco la sensibilità dell'artista, che nel processo creativo della sua opera interpreta i lineamenti dei modelli secondo il proprio gusto e secondo le caratteristiche dell'arte del tempo in cui opera.
In età moderna, come si evidenzia nella presente rassegna, gli artisti non solo rinunciano alla ricerca di una corrispondenza con le fattezze reali, ma sottopongono il ritratto a violenze espressive del segno e del colore per sottolineare l’interpretazione soggettiva che vive nel loro inconscio.

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Gustavo Boldrini
Due amiche, 1972
olio su tela, cm. 70x50

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Laura Stocco
Immagini simultanee, (Lago Fimon), 1991
pittura murale su tela, cm. 60x80

UN’IDEA DI PAESAGGIO

La particolare conformazione di un territorio che riunisce gli aspetti fisici e antropici e che determina il senso di appartenenza dei cittadini verso quei luoghi, si chiama paesaggio. Nell’arte esso fu estraneo alla cultura pagana e a quella cristiana. Solo nel Rinascimento comincia a delinearsi come rappresentazione artistica (Raffaello, Giovanni Bellini e altri). Già nel Trecento, ai tempi del Petrarca, si era avvertita una consonanza della natura con l’animo umano (“Solo e pensoso...”). Proprio in ambito veneziano, con Giorgione (La Tempesta e I tre Filosofi), il tema del paesaggio acquista definitiva autonomia compositiva ed esprime una profonda relazione tra “natura” e “umanità”. Nell’Ottocento l’Impressionismo francese rivoluziona la tecnica pittorica tradizionale portando gli artisti a dipingere all’aperto, “en plein air”, nel tentativo di cogliere l’attimo fuggente della luce. Allo stile post-impressionista possiamo accostare le opere presenti in mostra di Benedetti, Stocco, Zerbetto. Poi la pittura si allontana gradualmente dalla rappresentazione del vero e nel Novecento il paesaggio, a causa delle avanguardie antinaturaliste, diventa colore, emozione (Palminteri), traccia simbolica (Spacal), addirittura “sinopia”, abbozzo (Stefanoni).

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